Fiabe e racconti

Lupetto rosso

Racconto scritto dal maestro Tiziano Trivella (Tix)

Contenuto inizialmente pubblicato sul portale "La Girandola" e ora donato al Gomitolo.

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C'era una volta un lupetto che portava sempre una mantellina rossa e, per questo motivo, tutti lo chiamavano "Lupetto Rosso".

Lupetto, come tutti i lupi, abitava nel bosco, insieme alla sua mamma e al suo papà.

Aveva anche una nonna, molto vecchia e malata, che abitava un po' lontano, in un altro bosco, oltre la città degli uomini.

Un giorno la mamma di Lupetto Rosso lo chiamò e gli disse:
"Caro Lupetto, la nonna domani compirà gli anni, per farle una sorpresa le ho preparato una focaccia. Dovresti portargliela tu, perché io devo restare qui a riordinare la nostra tana e a preparare il pranzo...".

Lupetto Rosso fu molto contento di dover andare dalla nonna che non vedeva da qualche mese.

La mamma preparò un cestino con la focaccia e poi disse a Lupetto:
"Va bene, figlio mio, ora puoi partire. Ma, durante il cammino, stai attento perché dovrai attraversare la città degli uomini e potresti fare qualche brutto incontro.
La città non è sicura per noi lupi: è molto più sicuro il nostro bosco! E, soprattutto, non fermarti a parlare con i cuccioli degli uomini, perché sono piuttosto cattivi e odiano i lupi...
".

"Sì, mamma, starò molto attento!".

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Si salutarono e Lupetto Rosso partì per andare dalla nonna.

Cammina, cammina, Lupetto attraversò tutto il bosco, fino a dove gli alberi si diradavano e iniziavano ad apparire i campi coltivati dagli uomini. Salì su una collinetta dalla quale poteva vedere tutta la città; si fermò ed osservò.

Sopra la città degli uomini c'era una cappa nera di fumo che saliva verso il cielo e un frastuono infernale si diffondeva per le vie e per la campagna intorno: era quello di migliaia di clacson, di motori e di officine che provocavano rumori assordanti che si fondevano tra di loro...

Lupetto Rosso pensò: "Che paura! Com'è più tranquillo il mio bosco!" Poi vide, in tutte le strade, file interminabili di automobili, di camion, di moto e di motorini.
"Forse gli uomini sono impazziti? - pensò - Dove andranno tutti insieme e di fretta?".

Lupetto, intimorito, scese dalla collinetta e si avviò titubante verso la città: doveva per forza attraversarla per raggiungere il bosco al di là, dove abitava la nonna.

Quando giunse vicino alle prime case di periferia vide sbucare da un angolo della via una bambina vestita di rosso come lui: portava proprio una mantellina rossa, con il cappuccio.
Lupetto Rosso si spaventò molto, perché sapeva che tutte le bambine e tutti i bambini sono cattivi e odiano i lupi: la sua maestra, alla scuola dei lupetti, gliel'aveva detto tante volte di stare lontano dagli uomini e dai loro cuccioli.

Ma quella bambina con la mantellina rossa aveva uno sguardo dolce e Lupetto Rosso si fermò un attimo per guardarla meglio.
La bambina, trovandosi davanti ad un lupo, ebbe un leggero fremito di spavento e di meraviglia, ma, subito dopo, si calmò e, rimanendo ancora distante, gli parlò.

"Ciao, come ti chiami?".

Lupetto rispose: "Io sono Lupetto Rosso, ma... non devo parlare con i cuccioli degli uomini, perché sono cattivi..."

"Non è sempre vero! - lo interruppe la bambina - Non tutte le persone sono cattive!".

"La maggioranza sì! - gridò deciso Lupetto - Ogni lupo lo sa!"

Allora la bambina, rattristata, si volse per andarsene. Ma Lupetto la richiamò: "Ehi, tu come ti chiami?"

La bambina si voltò e gli rispose: "Io sono Cappuccetto Rosso".

Lupetto gridò:" Ah, io ti conosco! Sei uscita da una fiaba?"

Cappuccetto Rosso sorrise: "Forse sei tu che sei entrato in una fiaba, perché, di solito, i lupi e le bambine non si parlano e non si capiscono a parole. Come hai detto di chiamarti, amico lupo?"

"Io sono Lupetto Rosso e sto andando dalla nonna nel bosco che si trova al di là della città degli uomini".

"Ah... - lo interruppe Cappuccetto Rosso - mi sembra di conoscerla questa storia..."

Lupetto Rosso ripensò a quando, a scuola, la maestra aveva raccontato una storia che parlava di una bambina vestita di rosso, di una nonna malata, di un bosco da attraversare, di un lupo cattivo che mangiava le nonne e le bambine... E gridò: "Siete sempre i soliti, voi bambini: amate le fiabe dove ci sono solo lupi cattivi che fanno una brutta fine... E, poi, raccontate un sacco di bugie sui lupi: i lupi sono cattivi, i lupi ingannano le bambine, i lupi mangiano le nonne e si travestono come loro... E il cacciatore, secondo te, era buono? Ammazzare così un povero lupo!"

Cappuccetto Rosso intervenne: "Le fiabe sono storie inventate, non sono la realtà!"

" - rispose Lupetto - ma la gente crede alle fiabe..."

"Hai ragione! - disse Cappuccetto Rosso - Quando la gente si mette in testa qualcosa, è difficile farle cambiare idea. Pensa che ci sono persone con un sacco di idee sbagliate nella testa, ma che credono di aver sempre ragione. C'è chi crede, ad esempio, che tutti i bambini siano cattivi..."

"Anch'io lo credo" - ribatté Lupetto Rosso.

"Appunto! Vedi che anche tu hai un'idea sbagliata nella testa? - continuò Cappuccetto Rosso - Se non eliminiamo le idee sbagliate, vivremo sempre nella paura degli altri e nell'odio verso chi è diverso da noi".

Lupetto Rosso rimase un po' in silenzio a riflettere. Poi disse: "Forse hai ragione: io non conosco tutti i bambini del mondo e, quindi, non posso dire che tutti siano cattivi... Veramente, finora, ho conosciuto solo te e... non mi sembri tanto cattiva! Deve essere la paura che ho in testa che mi ha fatto credere che tutti i cuccioli degli uomini fossero cattivi..."

Cappuccetto Rosso sorrise.

Lupetto continuò: "Però gli uomini devono davvero avere idee sbagliate nella loro testa, se fanno così rumore nelle loro città e se sporcano il cielo con questo fumo nero..."

"Hai ragione - disse Cappuccetto Rosso - Su questo hai proprio ragione... Abbiamo tante idee in testa da rimettere a nuovo!".

Dopo questa discussione, Lupetto Rosso si sentì più tranquillo e sereno. Aveva capito che è meglio ragionare con calma sui fatti, anziché decidere solo con le idee già pronte in testa...

I due, ormai amici, attraversarono insieme la città e raggiunsero il bosco dove abitava la nonna di Lupetto Rosso. Anche Cappuccetto Rosso entrò nella casa-tana della nonna lupa, senza timore, e partecipò alla festa di compleanno. La nonna, in un primo momento, si meravigliò dell'amicizia tra Lupetto e la bambina, ma poi, da vecchia saggia, comprese tutto.

Quando li salutò, disse loro queste parole:
"Cari giovani, per molti anni io ho vissuto credendo che non ci potesse mai essere amicizia tra lupi e uomini. Voi oggi mi avete insegnato che anche questo è possibile. Vuol dire che è venuto il momento di abbandonare le idee sbagliate e di conoscere meglio la realtà... Voi siete usciti dai personaggi di una vecchia fiaba e siete entrati in un nuovo mondo di amicizia e di bontà!"

Lupetto Rosso e Cappuccetto Rosso tornarono indietro con il cuore felice.

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